L’ultimo giapponese

Iconoclastia di un pomeriggio arido
(sa di niente, nemmanco noia),
ne sono trascorsi millanta
e l’abitudine a loro è lontana dal fiorire.

Poi grigio, scheletri di alberi e sogni,
strade innevate di inutilità
(ma neppure essa è palpabile,
sfrangia nell’aduso vagare e si dipana).

L’attenzione, obbligarsi a non recedere,
l’ultimo giapponese veglia e spara ancora,
i piedi sull’isola e le mani al sesso
a darsi voglia e coraggio.

(Rovereto, marzo 2015)