Frammento n. 8

In che punto del mio vagare
ho conosciuto le bollicine in calici gelati al punto esatto
di champagne e lacrime salate?

In che punto ho riso alla morte
e l’ho poi dialogata in stanze appartate,
fingendo di non provare sgomento?

In che punto sei giunto a recidermi sogni e collant,
a spingermi fin qui,
in orlo di scogliera affacciata sui marosi di novembre,
vento freddo spadroneggiante
e silenzio di gabbiani in cuore?

Posso volgere il capo, scostare i capelli
dall’illusione dello sguardo,
e scoprire alle spalle (stupore?)
solo la traccia dei miei tacchi
sulla sabbia umida,
inframezzata dalla scia larga
della gonna, lunga e demodé.

Niente di apparentemente utile.

Intanto le nubi si accavallano,
rotolando su di me,
le unghie piantate nei palmi,
altro non m’abbisogna
per riallacciare giorni e cieli.

(Urbino, agosto 2015)