Traccia di meridiana

Solo, al bordo del vetro,
è malattia nota, coccolata in fondo.
Ondeggia primavera, velo agli occhi
(o sono foglie neonate forse? traslazione metafisica di reale),
e incipit a sequenza gettati via,
infatuazioni prive di consistenza e profumo.
Si riallineano pensieri e voglie,
quasi al modo di traccia di meridiana nell’anima,
e percorso daccapo, maledizione
non priva di desiderio e piacere.
M’innamoro dell’inesistente mal definito,
come unica prospettiva del reale.

(Rovereto, maggio 2016)