IL COMPENDIO DEL VIAGGIO (Ultimo interlinea)

L’isola, l’isola,
allo scuro assale,
amarcord strozzato sputato al suolo,
terra che l’assorbe e vomita oltre la linea d’orizzonte,
ore di buio a richiamare dall’inferno
il fluttuare di dubbi e fantasmi.
Spasmo di intera vita,
atroce in apparenza,
eppure il cuore non ne arde
si fa spettatore graziosamente attento,
si degna d’ascolto formalmente cortese,
applaude in punta di dita e va via.

La notte cela le opere
ma lima e sborda vanità e progetti.
So che domani è luce, dopo l’amplesso
con il confine di morte.

E m’addormento, pacificato come bimbo
dopo i giochi consueti,
la brezza dal mare annuncia l’alba,
forse l’ultima qui,
e m’avvedo con irrisorio stupore
che l’opera è compiuta,
la casa eretta,
il suolo lavorato e fecondato
ed attorno
ridono gli alberi, gli uccelli,
le diagonali di luce pazza e viva,
i veli di translucido violati e vinti.

Le lacrime, Robinson, costano quanto il desiderio di viaggio
e lo compendiano
se di sollievo.