E forse sono solo
lampadine accese male
o lucciole distratte
in attesa di qualcosa
che magari non verrà,
che magari non verrà.
O mi prendono per mano
le stagioni meno amare
e percorrono leggere
le corsie delle autostrade
su nel cielo e dentro me,
su nel cielo e dentro me.
E di colpo mi risveglio
e riscopro l’innocenza
di una donna che sorride
e si scioglie nel pensiero
come acqua a primavera,
come acqua a primavera.
E si perde nel silenzio
la ragione che riflette
la paura d’imparare
sotto il cielo quanto amore
sta nell’anima con me,
sta nell’anima con me.
O magari dentro gli occhi
sono pallidi fantasmi
queste ombre di tristezza
nate insieme al tuo ricordo
in un angolo di me,
in un angolo di me.
E perplesso accendo il giorno
che riporta la mia vita
sui binari consumati
di paure già provate
solo poche lune fa,
solo poche lune fa.
E mi resta l’emozione
del mio volo contro il vuoto
innocente o troppo pieno
presunzione ed abbandono
che non sciolgono i perché,
che non sciolgono i perché.
(Padova, 7 giugno 1986)